Razioni zootecniche con soia alto-oleico Plenish
NOTA: l'articolo fa riferimento a varietà OGM non autorizzate per la coltivazione in Italia.
NOTA: l'articolo fa riferimento a varietà OGM non autorizzate per la coltivazione in Italia.
Poco tempo per leggere l'articolo? Ascolta il podcast!
Hai domande su questo o altri argomenti di agronomia e zootecnia?- - -
Plenish® è un marchio che raggruppa varietà di soia geneticamente modificate sviluppate da Pioneer per produrre un olio ad alto contenuto di acido oleico (≈ 75 %) e basso contenuto di grassi polinsaturi. Questo profilo di acidi grassi offre stabilità ossidativa simile a quella degli oli parzialmente idrogenati, ma senza la formazione di grassi trans, rendendolo ideale per frittura e uso industriale.
Trattandosi di varietà OGM, la normativa europea ne vieta la coltivazione. Tuttavia, a partire dal 2017, la Commissione Europea ha autorizzato l’importazione, la lavorazione e l’utilizzo negli alimenti e nei mangimi dell’olio e dei derivati di soia Plenish.
In questo articolo illustreremo alcuni interessanti sviluppi relativi all’uso delle soie Plenish in zootecnia, con esperienze legate alla sua inclusione nella razione per bovine da latte.
La soia ad alto contenuto di acido oleico Plenish di Pioneer®, può essere inclusa nelle diete dei bovini da latte come fonte di energia e proteine, in alternativa ad altre materie prime.
L’acido oleico contenuto nella soia Plenish comporta un rischio significativamente inferiore di causare la riduzione del grasso nel latte rispetto all’acido linoleico presente nella soia convenzionale.
Inoltre, l’acido oleico ha dimostrato di migliorare la digeribilità degli altri acidi grassi presenti nella razione.
A seconda delle esigenze nutrizionali, la soia Plenish può essere utilizzata in tutte le fasi della lattazione, ma tende ad offrire i maggiori benefici nelle vacche in transizione, caratterizzate da un deficit energetico e da un’elevata produzione.
Può essere somministrata durante tutto l’anno e contribuire a limitare i cali del tenore di grasso nel latte, comunemente osservati nei mesi più caldi.
Nella maggior parte delle aziende lattiero-casearie americane, i nutrizionisti consigliano l’inclusione di 1,8–2,3 kg al giorno di soia Plenish a pieno grasso per vacca, con un intervallo che può variare da 0,9 a 4,5 kg.
Effetti positivi sono stati osservati anche a dosaggi più elevati in studi scientifici, mentre quantità inferiori potrebbero non garantire risultati evidenti.
I livelli di inclusione dipendono da molteplici fattori, tra cui le esigenze nutrizionali specifiche della stalla, la disponibilità e il prezzo delle materie prime, nonché i costi di trasporto, lavorazione e stoccaggio.
Le risposte comunemente riportate in campo includono un aumento del tenore di grasso e del volume del latte, oltre a un potenziale aumento delle proteine del latte.
Le vacche che rispondono in termini di grasso del latte mostrano solitamente miglioramenti entro una settimana; l’aumento del volume di latte grazie al maggiore apporto energetico può essere quasi immediato (entro 24 ore), mentre i miglioramenti nelle proteine del latte sono generalmente osservabili entro 2–3 settimane.
La risposta più prevedibile è quella legata alla rimozione o diluizione dell’acido linoleico nella dieta. La ricerca ha dimostrato che la percentuale di grasso nel latte aumenta di circa 0,2 punti percentuali per ogni riduzione di 100 g/giorno di acido linoleico.
Tuttavia, anche in assenza di una riduzione del linoleico, si sono osservati effetti positivi dovuti all’aumento dell’energia fornita dall’olio di soia e/o al maggiore apporto di proteine non degradabili nel rumine ottenute dal processo di tostatura.
La variabilità delle risposte all’alimentazione delle vacche con soie alto oleico Plenish può dipendere dal profilo nutrizionale della dieta iniziale, che può beneficiare dei nutrienti forniti dalla soia Plenish (oltre all’alto contenuto di acido oleico), come energia aggiuntiva o amminoacidi specifici.
Anche il metodo di lavorazione della soia Plenish incide: la tostatura troppo leggera o eccessiva, oppure la dimensione delle particelle (che può variare da 300 a oltre 1000 micron), può influenzare le risposte.
Alcuni allevamenti hanno registrato benefici nel lungo termine, come migliori condizioni corporee, curve di lattazione più persistenti e picchi produttivi più elevati.
Nei casi in cui la risposta risulta meno evidente, ciò può dipendere dal fatto che la dieta precedente conteneva già ingredienti ricercati e costosi che la soia Plenish può validamente sostituire a costi inferiori.
Poiché è difficile ottenere un confronto controllato in azienda, è fondamentale lavorare con un nutrizionista per identificare gli altri fattori che potrebbero influenzare la risposta all’alimentazione.
La soia Plenish coltivata localmente rappresenta per gli allevatori nordamericani una fonte affidabile di grassi e proteine di alta qualità per le aziende lattiero-casearie.
Anche se non sempre è l’opzione economicamente più vantaggiosa, può comunque offrire un valore nutrizionale significativo e unico.
Oltre a ridurre i costi e migliorare le performance delle vacche, l’alto contenuto di acido oleico nella dieta ha mostrato benefici per condizione corporea, fertilità e sistema immunitario.
Dal punto di vista agronomico, la coltivazione della soia Plenish può contribuire a interrompere il ciclo della diabrotica del mais nei terreni a rotazione stretta e ad arricchire il terreno di azoto per l’anno successivo.
La redditività delle aziende che utilizzano soia Plenish può migliorare non solo grazie alle risposte produttive, ma anche riducendo i costi della razione eliminando o sostituendo ingredienti costosi come l’olio di palma o la farina di sangue.
La convenienza dipende dal fatto che l’azienda coltivi direttamente la soia (valutata sul costo di produzione vs costo opportunità) o che debba pagare un premio per acquistare soia Plenish da altri agricoltori.
Anche i costi di gestione, come infrastrutture, trasporto, tostatura e stoccaggio, influenzano la redditività.
Nel caso si utilizzi il pannello di soia Plenish, è fondamentale considerare disponibilità, prezzo e costi di trasporto.
Il pannello derivato dalla soia Plenish è disponibile in alcune zone geografiche.
A differenza della soia intera, questo prodotto ha circa due terzi dell’olio in meno, risultando quindi più povero in energia ma più ricco in proteine.
In base alle esigenze aziendali in termini di grassi e proteine, sia la soia integrale il pannello di soie Plenish possono essere validi componenti della razione.
Le informazioni pubblicate sulle dimensioni ideali di macinazione sono limitate, ma recenti studi universitari suggeriscono una macinatura a circa 800 micron.
Alcune aziende utilizzano macinature più grossolane (>1000 micron), altre invece più fini (300 micron).
Storicamente si è sconsigliata una macinatura fine per la soia tradizionale, a causa del rischio di disturbi ruminali e depressione del grasso del latte legati all’acido linoleico.
Tuttavia, chi utilizza soia Plenish macinata finemente non riporta questi problemi.
Va comunque notato che una macinatura fine può ridurre la RUP (protenia non degradabile nel rumine), in quanto le particelle più piccole tendono a essere degradate più velocemente nel rumine.
Se si utilizza soia cruda, è essenziale rimuovere l’urea dalla dieta a causa della presenza di ureasi attive. Una tostatura insufficiente può ridurre le proteine non degradabili nel rumine e non disattivare completamente l’ureasi, mentre una tostatura eccessiva può danneggiare amminoacidi sensibili al calore, come la lisina.
Esistono aziende specializzate che tostano professionalmente la soia fornendo un prodotto costante. Anche la tostatura aziendale è comune e può avere successo, ma spesso con maggiore variabilità rispetto ai metodi commerciali.
Il tempo e la temperatura di ammollo sono fattori critici per una tostatura efficace, e sono più difficili da controllare in azienda.
I tostatori a olio stazionari forniscono una tostatura prevedibile ma richiedono infrastrutture importanti per operare in modo continuativo. I tostatori mobili a propano, invece, sono più rapidi ed economici, ma meno consistenti.
L’industria utilizza oggi il PDI (Indice di Dispersibilità delle Proteine) per misurare la solubilità proteica. La proteina della soia è altamente solubile, ma la tostatura riduce tale solubilità.
In genere, un valore PDI del 9–12% indica un buon contenuto di proteine non degradabili nel rumine senza eccessiva tostatura. Un valore superiore al 14% segnala una tostatura insufficiente con ridotto contenuto di proteine non degradabili nel rumine.
È importante calcolare correttamente le perdite dal raccolto al prodotto finale, per valutare l’effettiva redditività della soia Plenish.
La tostatura riduce l’umidità dal 13–15% al 4–6%, dato da tenere in conto sia per la vendita/acquisto sia per la gestione dell’inventario.
Sebbene entrambi i tostatori (a fiamma e a olio) siano efficaci, quelli a fiamma aperta causano maggiori perdite di sostanza secca per via della combustione dei tegumenti.
Ulteriori perdite si verificano durante lo stoccaggio e l’alimentazione, in base alla struttura e all’esposizione agli agenti atmosferici.