Storia del mais dalle origini ai giorni nostri
Episodio 2: dal 16° secolo all'inizio del 20° secolo
Come si è passati dalle varietà autoctone americane ai mais coltivati dai nostri bisnonni? Quattro secoli di incroci e selezione "inconsapevole".
Episodio 2: dal 16° secolo all'inizio del 20° secolo
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La domesticazione del mais (Zea mays) ha evidenziato la straordinaria capacità di questa coltura di adattarsi a diversi ambienti agro-climatici, dai tropici alle regioni temperate settentrionali. La sua adattabilità ha permesso la coltivazione a diverse altitudini, dal livello del mare fino a 3.700 metri e con cicli di maturazione che variano dalle sei settimane ai tredici mesi. Questo processo di miglioramento genetico ha reso il mais una delle colture più versatili e diffuse globalmente.
Fino al XIX secolo, il miglioramento genetico del mais avveniva principalmente tramite selezione di massa e isolamento geografico. La selezione di massa, basata su caratteri fenotipici visibili come dimensioni della spiga, altezza della pianta e colore delle cariossidi, ha portato allo sviluppo di numerose varietà autoctone. Queste popolazioni erano composte da individui con caratteristiche genetiche comuni, sufficienti per essere riconosciute come gruppi distinti. Gran parte di questo miglioramento iniziale fu effettuato dagli agricoltori indigeni delle Americhe, che selezionavano semi adatti alle specifiche condizioni climatiche e pedologiche locali, così come alle preferenze alimentari.
Sono state identificate oltre cento varietà di mais, distinte principalmente per caratteristiche della spiga e delle cariossidi, come dimensione, forma e composizione dell'amido (compatto o farinoso). Al tempo della colonizzazione europea delle attuali coste atlantiche degli Stati Uniti, due principali gruppi di mais predominavano: il mais flint settentrionale e il mais dent meridionale.
Attraverso ulteriore selezione e perfezionamento, queste varietà autoctone si sono evolute in cultivar con tratti distintivi migliorati e una ridotta variabilità genetica. Alcune delle varietà più conosciute di mais flint settentrionale includono “Longfellow” e “Tama Flint”, particolarmente adatte ai climi freddi grazie alla maturazione precoce e alla resistenza delle plantule a basse temperature del suolo. Tra le varietà di mais dent meridionale, la "Gourdseed" era diffusa lungo la costa sudorientale degli Stati Uniti, fino alla Virginia.
Nel XIX secolo, si scoprì che l'incrocio tra mais flint settentrionale e mais dent meridionale generava varietà con rese superiori e caratteristiche desiderabili per l'alimentazione animale e umana. Questo incrocio diede vita ai mais dent della Corn Belt, una varietà cruciale per la moderna produzione di mais. La genetica della Corn Belt Dent è infatti alla base della maggior parte delle cultivar commerciali di mais coltivate oggi in tutto il mondo, segnando una svolta fondamentale nel miglioramento genetico della specie.
Spighe di una varietà di flint settentrionale (Longfellow), di una dent meridionale (Gourdseed) e di una dent della Corn Belt (Reid Yellow Dent).
La creazione di nuove varietà di mais a impollinazione libera si basa sull'incrocio tra due varietà, con successiva selezione dei semi dalle piante che presentano i tratti desiderati. Essendo il mais una pianta monoica dicline, con fiori maschili (pennacchi) e femminili (sete) separati, l'impollinazione avviene in modo naturale e incrociato, grazie al vento che trasporta il polline da una pianta all'altra. Questa caratteristica è stata sfruttata dagli agricoltori per migliorare geneticamente il mais attraverso l'incrocio di varietà provenienti da diverse regioni climatiche, come quelle del nord e del sud degli Stati Uniti. L'introduzione di queste varietà ha portato allo sviluppo delle prime varietà a impollinazione libera della Corn Belt, una delle zone più produttive per il mais a livello globale. Agli inizi del XX secolo, si stima che esistessero circa 1.000 diverse varietà a impollinazione libera, create e selezionate dagli agricoltori.
Negli Stati Uniti, uno dei breeder più influenti di quel periodo fu James Reid, attivo nell'Illinois centrale a metà del XIX secolo. Reid selezionò e incrociò una varietà di mais meridionale, il "Gourdseed", con una varietà locale di mais flint settentrionale nota come "Little Yellow Corn". Attraverso un'attenta selezione generazionale, Reid sviluppò la celebre varietà "Reid Yellow Dent", caratterizzata da elevate rese e adattabilità a diversi ambienti. Per preservare la purezza genetica della sua varietà, Reid distribuì i semi ai suoi vicini, limitando la contaminazione da impollinazione incrociata con altre varietà. La Reid Yellow Dent divenne rapidamente una varietà dominante, vincendo premi prestigiosi come quelli alla Illinois State Fair del 1891 e alla World Columbian Exposition del 1893. Al suo apice, rappresentava circa il 75% delle superfici coltivate a mais negli Stati Uniti, diventando la base genetica per la maggior parte delle varietà moderne. Nei primi decenni del 1900, centinaia di varietà derivate dalla Reid Yellow Dent furono sviluppate da breeder in tutti gli Stati Uniti.
In Italia, una simile esperienza è rappresentata dal Marano Vicentino, nato attorno al 1890 da incroci eseguiti dal Cavalier A.Fioretti tra la varietà locale Nostrano (un mais precoce, a taglia bassa, con granella pallida) e il Pignoletto d'oro (una varietà tardiva, con granella vitrea molto colorata). La varietà selezionata da questo incrocio, chiamata appunto Marano Vicentino, aveva un ciclo molto precoce, paragonabile a un FAO 300 attuale di 100-110 giorni. Presentava uno sviluppo vegetativo modesto ma era molto produttiva per l'epoca, con una resa media di 30-40 Q.li/ha circa, anche se furono riportati picchi produttivi di 50 quintali. Possedeva una o più spighe a 12-14 file con cariossidi colorate, vitree e lucide e caratteri organolettici derivanti dal pignoletto. Il portamento della pianta risultava molto compatto rispetto alle varietà parentali e permise di portare l’investimento a 5 - 5,5 piante/m2 nelle migliori condizioni di fertilità.
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